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un amico? Inoltre le leggi sanitarie erano severissime, chi entrava non sapeva come fare per uscire. Non poteva essere che una cattiva nuova. Forse qualche suo collega, assalito improvvisamente, desiderava vederlo. Carlo s’avvicinò alla finestra e l’aprì. La vettura si rimetteva in moto per partire: la persona che n’era scesa, era di giá entrata dentro alla porta che lui aveva lasciata aperta. Era una donna: aveva veduto lo strascico d’una lunga veste nera. Qualche pigionale che ritornava chi sa per che ragione improvvisa. Carlo si mise un’altra volta al tavolino: ma la sua immaginazione vagava più che mai. Intanto un passo leggiero e rapido saliva le scale; egli Io sentiva; sentiva il fruscio della veste di seta che lo accompagnavo, e null’altro: la donna era dunque venuta sola! Ascoltava suo malgrado: conosceva di vista tutte le sue vicine, nei primi giorni le aveva vedute; ma non riesciva a rammentarsene nessuna, alla quale quel passo leggiero potesse appartenere. Quella che saliva doveva essere una figura snella, elegante.

L’incognita intanto era giunta al pianerottolo, su cui metteva il suo studio; e... non saliva più. Veniva dunque da lui? Una donna da lui a quell’ora! ma che! impossibile. Eppure!... Che strana emozione