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vimento, spargendo il liquido prezioso che conteneva. Lui la guardò bieco, e afferrandola per la mano gliela strinse sì forte, che non potè trattenere un grido. Guidino, salito in piedi sulla seggiola, guardava coi suoi occhioni spalancati.

— Babbo! gridò se fai male alla mammina non ti vorrò piú bene!

Il babbo restò interdetto. Intanto venne il cameriere e tutti si disposero a partire. La seconda parte del viaggio fu silenziosa. Arrivati nella nuova dimora a sera avanzata, ciascuno si ritirò nelle sue camere; Bianca non si separò dal suo bambino.


Il giorno dopo ricevo una lettera di Carlo che la consolò alquanto; ripeteva ciò che le aveva detto a voce: l’esortava a darsi pace, la pregava che facesse ogni sforzo, perchè la sua condizione divenisse meno penosa; era giovane, non poteva sopportare una vita di tormenti e di lagrime, e doveva vivere per suo figlio.

Anche lui stava meglio e voleva vivere per pensare a lei: per amarla sempre da lontano e in silenzio: per amarla in qualunque caso. Ma per carità fosse tranquilla e cercasse di accomodarsi alla realtá. Non poteva vivere se lei era infelice.