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perduto. E Carlo lo vedeva quel bell’ufficiale pieno di baldanza e di foco; e la sua esperienza gli diceva che le donne sono sempre indulgenti per gli uomini che ritornano umili e supplicanti dopo averle disprezzate.

Questi pensieri lo laceravano.

Chiuso nella sua camera, la percorreva in tutti i sensi, arrestandosi di quando in quando e fissando gli occhi nel vuoto, come affascinato da un immagine spaventosa. Pallido, le guancie incavate, le mani gelide, quando si rimetteva a camminare pareva volesse spezzarsi la fronte contro il muro. E forse aveva bisogno di tutta la sua energia per resistere a questa terribile tentazione. Ma la battaglia era il suo elemento. Il dolore poteva schiantargli il cuore, ucciderlo forse: la sua volontà resisteva fino all’ultimo. Una vita muta, deserta, piena di spine, forse non gli restava altro oramai: ma qualunque fosse sapeva che bisognava sopportarla.

A notte inoltrata, vedendo che il sonno non gli concedeva il conforto di un po’ d’oblio, egli uscì fuori all’aperta campagna. Ai prati e ai campi seguiva una piccola selva; il fiume scorreva in mezzo a due file di cipressi e di pioppi. Camminò lungo tempo in silenzio; la tranquillità della notte, l’aria