Pagina:Speraz - Cesare, L'ultima notte, Autunno.pdf/238


— 234 —

sguardi. Tutti quei fiori erano dono di lui. Epperò ella se n’era messi nei capelli e sul petto. Voleva mostrargli quanto le erano cari. Ma se ne’ suoi sguardi brillava più vivo l’amore, sulle sue labbra non scherzava il solito sorriso. Carlo doveva partire il dimani e il suo marito stava per ritornare. Chi sa quanti giorni sarebbero rimasti senza vedersi! Chi sa se si sarebbero veduti ancora con la stessa libertà!

Quando Carlo entrò nel salottino, Bianca gli mosse incontro e gli offrì due violette di quelle che aveva in petto. L’emozione che provava e l’ombra malinconica che gettava sul suo viso il pensiero della separazione imminente, davano alla sua bellezza un fascino nuovo che la rendeva irresistibile.

Egli impallidì e indietreggiò.

— Come sei bella! mormorò sommessamente.

Bianca chinò la fronte.

— Eppure tu non mi ami! disse sospirando.

— Io? io che ti do la piú grande prova d’amore di cui sia capace un uomo!

— Sì, ma intanto ami anche un’altra.

— Un’altra?... io?... ti pare momento da scherzare codesto?

— Non scherzo. Dimmi di chi è l’anello che porti sempre al mignolo? È un anello di donna!