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intenso; era un malessere ignoto, un sussulto e uno spavento mortale. La stanza era innondata di luce. Potevano essere le dieci.

Un raggio di sole scherzava coi capelli biondi di Maria e le illuminava la faccia. Pareva trasfigurata. Era immobile.

Lui si sentiva il braccio sinistro come irrigidito per la posizione un po’ forzata; la sua mano destra era gelida.

Gli occhi socchiusi di Maria con le palpebre abbassate parevano di marmo.... il respiro non esciva piú dalle sue labbra strettamente unite..... e come pesava il suo capo, e quale pressione straordinaria aveva la sua mano!... Oh!... un urlo disperato uscì dalla sua gola.

Maria era morta.


Due anni dopo, nelle ore piú calde di un giorno d’agosto, un uomo assai mal vestito e dalla barba lunga mezza grigia, saliva al cimitero di S. Miniato in Firenze. Il custode non voleva lasciarlo passare, ma quando vide un biglietto di due lire si mostrò piú mansueto. Il forastiero fece un ghigno; erano le sue ultime due lire.