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sputerebbe in faccia e non vorrebbe vederlo ma più. Egli ha paura che dica sul serio, e preferisce morire.

— Ma perchè quest’infamia? domandò Cesare pensoso.

— Si dice che da ragazza la signora amasse un cugino che la tradì orribilmente per una pastora, una boara, o che so io...

— Tira innanzi, non preme, disse Cesare impaziente: che c’entra questo col veneziano?

— C’entra, perchè si dice che la signora ama sempre il cugino e si diverte a far soffrire quel giovinotto perchè somiglia a lui; è un genere di vendetta come un altro!

Il dialogo fu interrotto dal sopraggiungere di altre persone, ma Cesare ne sapeva abbastanza.

Quella sera il sonno fu tardo a scendere sulle sue palpebre, e quando finalmente s’addormentò non fece altro che sognare di sua cugina che lo andava uccidendo a colpi di spillo.

S’alzò tardi e a fatica. Continuava a sognare a occhi aperti. La vedeva sempre davanti a lui: bella, elegante, corteggiata. E con quel sorriso tra ironico e doloroso che le stava tanto bene. E sentiva che non la aveva dimenticato. Ma quel ricordo ostinato