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spettava: voi siete discesa, l’avete chiamato, poi siete andati via assieme. Avete fatto le viste d’entrare in chiesa perchè suonava la messa; ma invece siete andati laggiù sotto quella tettoia.

A queste parole la Teresina si scosse, e fece uno sforzo per dir qualche cosa: ma la voce restò soffocata dalla commozione: il suo accusatore riprese a dire arditamente:

— Vorreste difendervi, ma non potete. La verità non si nega. Dopo una buona ora di colloquio intimo siete ricomparsi e avete continuata la conversazione sotto l’ombra del gelso. Poi finalmente vi siete rimessi in cammino e prima di lasciarvi vi siete dati ancora un bacio in mezzo alla strada.

— Non è vero! gridò la ragazza con impeto disperato: non è vero nulla!

Era escita finalmente dallo stato d’apprensione che l’aveva resa muta e come insensibile. La reazione era violenta.

Piangeva, gridava:

— Sono innocente, lo giuro! sono innocente, pietà di me signor conte!

Pietà! domandava pietà a lui, all’uomo che vedeva in lei la rovina de’ suoi più cari progetti; pietà, al conte nonno, a quell’anima risoluta e tenace,