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Ma mentre la famiglia dei conti di *** tirava innanzi per lo solita china, e l’Emilia covava la febbre, e Cesare i suoi rodimenti segreti, anche la filatrice aveva le sue dolorose inquietitudini.

Cesare passava tutti i dopopranzi con lei e con sua figlia. Almeno là non correva rischio d’incontrare il viso adirato del nonno.

L’aveva collocata per bene nella casa d’un colono un po’ appartata, e là doveva rimanere fino al giorno in cui sarebbe divenuta sua moglie.

Sei mesi non potevano penar molto a passare. Era passata già più di una settimana, e, se non gli riesciva di essere allegro faceva almeno tutti gli sforzi per non mostrarsi triste davanti alla sua futura moglie.

Ma era ben difficile ingannare qnella donna che amava tanto e dubitava di non essere altrettanto amata.

Nonostante la sua umile condizione la Teresina aveva un sentimento molto delicato. Amava e voleva amore. Essere sposata per carità o per il solo dovere, dal suo Cesare, e pensare che poi sarebbe stato infelice al suo fianco, le pareva un destino insopportabile; peggio che viver sola e povera. Peggio, perchè lo amava e avrebbe sofferto doppiamente a vederlo soffrire.