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bri e ai manoscritti preziosi. Il messo entrò tremando. Il conte nonno era là in mezzo ài suo regno. Le ova stavano schierate, o meglio ammucchiate in un angolo della vasta sala, delicatamente, sopra uno strato di giornali spiegati, e altri giornali le ricoprivano. Il caffè e lo zucchero, in larghi barattoli, profumavano lo stesso scompartimento della immensa libreria, dedicato alle classiche pubblicazioni del Le Monnier. La seta da cucire faceva all’amore coi tragici francesi, Corneille e Racine e Voltaire che erano i più famigliari autori del vecchio.

Egli alzò il capo, e visto l’uomo dalla lettera gli fece subito un muso scuro: qualche sentore della scena avvenuta lo aveva già avuto, ma forse sperava che le cose si sarebbero rimesse a posto senz’altro.

Prese la lettera senza parlare e la lesse.

— Canaglia! brontolò fra i denti.

Poi, tranquillo sempre di fuori, fe’ cenno all’uomo di attendere, scrisse due righe di risposta al suo amato vicino, con le quali gli diceva che se le cose stavano veramente come raccontava lui, aveva ragione, ma che per conto suo, non ne sapeva nulla fino allora. Fatto questo, sigillò la lettera e la consegnò al servo.