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vano inrobustita la fibra. Di carattere superficiale, d’indole leggera, di mente aperta, ma non profonda, Cesare sentiva la superiorità di sua cugina e ne desiderava l’amore, forse più per vanità che per affetto vero. Ma forse appunto per questa mancanza di vero affetto egli non sapeva imporsi a lei, nè ispirarle quel sentimento di rispetto e di confidenza che Emilia stimava necessario alla felicità sognata.

— Mi fai dispiacere parlando così, rispose lei finalmente, e fece per ritirare la mano ch’egli le aveva presa. Sai che ti ho voluto sempre bene e che te ne vorrò sempre. Felice quando ti veggo; lieta ogni volta che ricevo una tua lettera affettuosa, non so però disperarmi della tua assenza; e questo stato dell’animo mio paragonato alle tue ansietà mi fa pensare che veramente una differenza essenziale ci ha a essere nella nostra maniera di volerci bene, o che il mio cuore è fatto diversamente del tuo....

— La differenza sta in ciò, che io ti amo e tu no, disse Cesare crollando mestamente il capo. Altro è amar d’amore, altro è voler bene. Dio voglia che non ti veda amar altri! Il signor Arturo ti fa la corte e tuo zio lo vede assai di buon occhio.

— Puoi supporre ch’io arrivi mai a amare il