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Cesare depose sull’erba la piccola Angiolina, che pareva molto soddisfatta delle sue carezze; si passò una mano sulla fronte, e, dopo un momento d’esitazione, disse guardandosi intorno:

— Hai ragione, Teresa, ho mancato ai miei doveri: ho dimenticato troppo a lungo questa creatura; ma ora riparerò la mia dimenticanza: le farò un assegno, e anche a te; solo, ti prego, non compromettermi....

— Signor Conte! lo interruppe la giovane, io rispetto la sua posizione, so che sono una poveretta, che non posso sperar nulla da lei; ma non posso accettare nemmeno le riparazioni ch’ella mi offre: alla mia bambina basta il lavoro di sua madre,

— Teresa! — esclamò Cesare, non umiliarmi coi tuoi rimproveri; non giudicarmi troppo severamente, ti prego; non voler far male alla tua creatura. Senti, ci parleremo poi: è tanto ch’io desidero di discorrere con te.. ma qui è impossibile... potrebbero vederci, e allora.... Facciamo una cosa: stasera quando vado via aspettami nel bosco: spero scolparmi ai tuoi occhi.

Teresina sorrise tristamente.

— Ci verrai? domandò il giovane incamminandosi. Ti prego, non mancare, per amore della tua figliuola.