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E non si lagnava mai delle piccole contrarietà; le dissimulava piuttosto, perfino con se stessa.
Se il cavallante stava fuori più del bisogno, se arrivava un tantino brillo — lui che negli anni addietro non andava mai all’osteria — ella faceva le viste di non accorgersene e non gli chiedeva mai dov’era stato nè cosa aveva fatto. Temeva troppo di vedere quella fronte oscurarsi, quegli occhi, ora buoni e ridenti, ridiventare freddi, arcigni come nel passato. Del resto, dacchè aspettava il bambino, non si accorgeva quasi neppure se il marito tardava; era tanto occupata, aveva tante piccole cose da preparare.
Anche quella sera Sandro era fuori. Attaccato il cavallo se n’era andato via: per ordine del padrone — diceva.
Ma sarebbe ritornato, e presto. Lei intanto lavorava. Lavorava e cantava. La delicata poesia che ella portava inconsciamente nell’anima, e il bisogno indistinto di una effusione e di una tenerezza, di cui veramente non conosceva neppure il linguaggio, si esalavano in un rozzo canto contadinesco.
Cominciava da sola.