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sera del trasporto della Giulia, entrai a parlarle della sua cognata e di quello che lei doveva patire in casa. Non parlavo per curiosità, chè non son mai stata curiosa io, lo sapete. Nè per malizia. Che m’importa mai a me della Virginia e de’ suoi pasticci?... Parlavo così, per amicizia verso Maria e perchè la si potesse sfogare con qualcheduno; chè, chi non si sfoga scoppia.

Ebbene! La mi si rivoltò tutta d’un pezzo, come una furia!... Se l’aveste vista. Per poco la non mi diede della bugiarda.

Cristina stette un momento sopra pensiero, poi disse:

— Allora la non sapeva ancor nulla. Ma quella stessa sera ci fu una scena che deve averle aperti gli occhi. Poi si chetò, non so come, si rassegnò, e chiuse ogni cosa in sè. È una santa vi dico, fossi io al suo posto vedrebbero!...

— E avreste ragione. Chi si fa pecora il lupo lo mangia.

— Eh, sì. Ma chi è nato pecora, però, non può far da lupo. Lei è così. È una malattia come un’altra. Vuole un bene dell’anima al suo