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Ma Pietro era dappertutto. Appena un campo era finito di arare, egli si legava alla cintola la grande tasca ricolma e gettava a manate piene i bei chicchi d’oro nella terra squarciata.

Anche Sandro faceva un po’ di tutto: mentre un altro contadino guidava per altri campi l’aratro tirato dai bovi, egli attaccava i suoi cavalli all’erpice e li faceva passare sulla terra seminata. E dopo l’erpice attaccava sotto il poderoso cilindro che spiana la superfice e rende il campo tutto pari e liscio come un letto da sposa.

Che vertigine di lavoro, che attività, che animazione su tutta la pianura!

La speranza, che l’autunno avrebbe facilmente delusa, aleggiava intorno alle fronti curve dei lavoratori.

L’annata si era messa così bene!...

E sotto ai raggi dorati del sole di aprile, sott’al cielo bianco lattiginoso che ha un carattere così umano in confronto ai cieli metallici dei paesi meridionali, la misteriosa giocondità della Pasqua s’insinuava blandamente negli animi semplici dei poveri contadini.