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254 trattato dell'umiltà.

retaggio1 saranno serpi e bestie e vermini. Come, adunque, secondo che dice san Ierolimo, insuperbirà l’uomo, il quale tanta viltà e miseria possiede? E avvegna che la memoria della morte sia amara, come dice il savio Ecclesiastico: O mors, quam amara est memoria tua! O morte, come è amara la memoria tua! tuttavia dee l’uomo volere sostenere questa amaritudine, considerando il frutto che ne séguita; imperò che per tale memoria l’anima umiliata e temorosa2 vieta il peccatore. Così dice il savio Ecclesiastico: In omnibus operibus tuis memorare novissima tua, et in oeternum non peccabis: In tutte l’opere tue ricordati della fine tua, e mai non peccherai. Onde dice san Ierolimo in una sua pistola, che fu sentenzia di Platone filosafo, che tutta la vita degli uomini savi si dee essere in pensare della morte. E quell’altro filosafo dicea, ch’ell’era somma filosofia. Ancora per tale memoria l’uomo spregia sé e tutte le cose di questo mondo. Così dice san Ierolimo: Agevolmente ogni cosa spregia chi sempre pensa di dovere morire; e spezialemente, per la memoria della morte, si tempera e spregia la vana letizia delle cose temporali e carnali. Onde dicea Salamone: Si annis multis vixerit homo, et in iis omnibus loetus fuerit, meminisse debet tenebrosi temporis et dierum malorum, qui cum venerint, vanitatis arguentur proeterita: Se l’uomo viverà molt’anni lieto, dêsi ricordare del tempo tenebroso della morte, e di molti3 dì, che poi saranno venuti e passati, s’avvedrà l’uomo come ciò ch’è stato e passato, è vanità. E però diceva il savio Ecclesiastico: In die bonorum ne immemor sis malorum: Nel tempo del bene e della prosperità non dimenticare il male e l’avversità.


  1. Qui pure l'edizione del 95, ma sola, hereditaggio.
  2. Ediz. 95 e 25: timorata.
  3. Così, con tutte le stampe, ancora il Manoscritto: ed è segno evidente che il frate nostro, invece di malorum, leggeva nella Bibbia multorum.