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LVIII. Matteo Testa Piccolomini. (1761) Da Canonico napolitano fu, sopra proposta di re Ferdinando I, elevato a Presule della reggina Chiesa dal pontefice Clemente XIII. A sua cura fu ricostrutto dalle fondamenta il Palagio Arcivescovile sopra un nuovo disegno fatto dal Colonnello Poulet. La fabbrica del primo piano fu eseguita a solide volte di mattoni, a proprie spese di lui, e quella del secondo con duemila ducati presi dall’eredità dell’Abate Giovanni Angelo Spagnolio. Nel 1765 re Ferdinando il prescelse a suo Cappellano maggiore; e lasciata allora la Chiesa nostra, si ritirò in Napoli, ove visse sino al 1780. Ma non dimenticò il virtuoso Prelato la sua sede in punto di morte; e fatto testamento lasciò al nostro Seminario la sua libreria; al Capitolo la sua croce, ed il suo anello di crisolito, legato in brillanti del valore di ducati duemila e duecento. Il Canonico Giuseppe Barilla che fu eletto Vicario Capitolare, avea situato questo prezioso anello in un grande Ostensorio della Cattedrale; ma poi nel 1806 fu involato.

LIX. Frat’Alberto Maria Capobianco. (1766) Era dell’Ordine di S. Domenico. Sua patria fu Brindisi: uomo assai dotto, e di grandi virtù religiose e civili. Carlo de Marco, segretario di Stato degli affari Ecclesiastici il raccomandò al Sovrano; questi fecene proposta a Clemente XIII, e n’ebbe senza difficoltà la pontificia conferma. Venuto in residenza rassettò per ogni parte lo stato religioso e morale della Diocesi, tutto profondendo a pro dei poverelli e degl’infelici. Nelle dolorose calamità recate a Reggio da’ terremoti del 1783 il Capobianco operò prodigi di carità cristiana. Non aveva danaro in quel frangente, e presi a prestito ducali mille dal suo Economo Can: Candeloro Malacrinò, tutti li distribuì a’ più bisognosi nella giornata del sei febbrajo; ma questa somma non era sufficiente alle pietose sue cure; ed egli il giorno otto pignorò il calice di oro per ducati ottocento all’opulento Canonico Abate Lorenzo Giuffrè; e poi il giorno dodici, vedendosi sempre più pressato dalla folla dei mendicanti, e non avendo modo a soccorrerli, fece prestarsi da’ sindaci ducati quattromila (sulla somma che il nostro Comune andava riunendo per depignorare la terra di Sambatello, già feudo della città), e per garenzia di tal prestito diede in pegno a’ medesimi porzione degli argenti della Cattedrale. Altre molte migliaja di ducati ottenne pe’ bisogni urgenti dalla Sovrana munificenza, e molta copia di grasce, di biancheria, di medicine, e di altri somiglianti sussidii.

Avutane sovrana licenza, nel 1788 istituì in Reggio quattro scuole pubbliche per la istituzione civile e cattolica della gioventù, le quali