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248 | tavola quarta |
pubblica, ed a frenare gl’impeti sconsigliati della moltitudine con quella calma, dolcezza e persuasione che ne’ veri ministri della chiesa cristiana ha tanto valore, e partorisce tanto successo. Impetrò da Roma che i Canonici della Metropoli fossero accresciuti da diciotto a ventiquattro. Morì in Reggio nel 1658, e fu sepolto nella Cattedrale.
LIII. Matteo di Gennaro. (1660) Questo Patrizio napolitano fu raccomandato al Pontefice per nostro Arcivescovo dal re Cattolico Filippo IV; ed Alessandro VII, che ne sapeva i rari meriti, lo insignì di tal dignità il 2 marzo del 1660. Costui nella pestilenza che a quel tempo avea desolato Napoli ed i luoghi finitimi, operò prodigi di carità cristiana nel Nosocomio di S. Gennaro fuori le mura della città; dove, servendo gli appestati con meravigliosa abnegazione e benevolenza, gli successe di restare incolume sino alla fine dell’orribile flagello in mezzo all’eccidio di tante migliaja di uomini, a cui le tombe non bastavano, e dovevano dissolversi insepolti, e dar così nuovo alimento al morbo colle loro micidiali putrefazioni.
Fu consecrato in Roma nella Chiesa di S. Carlo a Calinari dal Cardinal Marcello Santacroce, e vi furono consecrati ad un tempo Francesco Falabella Arcivescovo di Santa Severina, Francesco Angelucci Vescovo di Vercelli, ed Alessio di Gennaro Vescovo della Cava. Resse con molta lode la Chiesa reggina sino al 1674 nel quale passò a vita migliore.
LIV. Martino Ibanez de Villanova. (1675) Era Vescovo di Gaeta, e per la morte di Monsig. di Gennaro fu trasferito ad Arcivescovo di Reggio a’ 27 maggio del 1675. Fece varie opere lodevoli; e la Chiesa Cattedrale, ch’era rovinevole, ristaurò in buon modo, e la fornì di molti preziosi arredi, di che era sprovvista e bisognevole. Morì in Reggio nel settembre del 1695; e lasciò a questa Chiesa i suoi beni.
LV. Giovanni Andrea Monreal. (1696) Originario Spagnuolo, nato in Napoli. Era Arcivescovo di Lanciano, e fu proposto per Reggio da re Carlo II di Spagna, e confermato da papa Innocenzo XII. Dopo due anni, da che era venuto in Reggio a’ 21 maggio del 1696, cominciò a dimostrarsi di costumi non solo poco severi, ma così sciolti che sarebbero anche mal convenienti a qualunque giovine più scorretto e mondano. Io quindi non mi tratterrò a narrar di lui cose ed opere ch’è bello tacere, e delle quali i cittadini nel 1698 si querelarono con pubblica istanza appo il Vicerè ed il Papa; istanza che poi nel 1700 fu transuntata per atto di Notar Giuseppe Caracciolo a cura de’ sindaci Antonio Rota, Domenico Suppa, e Francesco Mo-