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arcivescovi | 245 |
tempo l’amministrazione il Cardinal Pietro Ercole Gonzaga; ma poi questa Sede ritornò al Cardinale Agostino Trivulzio, il quale finalmente la rinunziò in favore di Geronimo Centelles, riserbandosi nondimeno mille cinquecento scudi di annua rendita.
XLVIII. Geronimo Centelles (1529). Nato in Messina, ma originario Spagnuolo. Fu canonico Archidiacono della Chiesa Messinese, Abate Commendatario del S. Salvatore di Calomeno nella diocesi di Reggio, e Nunzio Apostolico nel Regno di Napoli. Dopo la cessione di questo Arcivescovado fattagliene dal Cardinal Trivulzio, Carlo V approvò assai volentieri che il Centelles (di cui gli era notissima la probità, i costumi, il merito e la dottrina) succedesse Arcivescovo Reggino; e Papa Clemente VII il confermo a dì sedici luglio del 1529. Tenne il Centelles per otto anni la Chiesa nostra, ed ebbe a Vicario generale l’Abate Canonico Melchiorre Ferrante. Ottenne che il numero de’ Canonici della Cattedrale, sino allora di dodici, fosse aumentato a diciotto. E favorì l’istituzione presso Reggio de’ Frati Minimi di S. Francesco di Paola, e de’ Frati Cappuccini. Da Paolo III fu chiamato nel 1535 in Roma, dove morì l’anno appresso.
XLIX. Agostino Gonzaga (1537). Mantovano. Non gli venne tanto chiarezza dalla splendida nobiltà della sua casa, quanto dalle virtù proprie. Nominato Arcivescovo da Carlo V agli 11 di aprile 1537, fu confermato da Paolo III Pontefice. Da lui fu eretta nel 1539 la Cappella della Santa Trinità nella Cattedrale. Per lo spazio di venti anni resse la Chiesa di Reggio con lode grandissima di pietà e di prudenza; e qui finì di vivere nel 1557, ed ebbe sepoltura sotto i gradini dell’altare maggiore del Duomo.
L. Fra Gaspare dal Fosso (1560). Nacque da nobili parenti in Rogliano nella Calabria Citeriore l’anno 1500. Fu Frate dell’ordine de’ Minimi di S. Francesco di Paola: uomo insigne per ingegno, per dottrina, per pietà: teologo sommo. Filippo II l’avea designato Arcivescovo di Reggio a Paolo IV Pontefice; e poi Pio IV il consecrò. Intervenne al Concilio di Trento, e fecene l’apertura con una eloquentissima Orazione; e vi si mostrò dotto e peritissimo nelle varie e difficili questioni che vi si vennero discutendo. A qual proposito dice di lui il Pallavicino. «Non reputo alieno dall’uffizio della storia, la quale vuol essere un perpetuo premio e castigo delle azioni umane presso la posterità, il riferire le egregie lodi che i Presidenti dierono in quei giorni a due Padri, ambidue rinomati da noi più volte. L’uno fu Guaspere dal Fosso Religioso Minimo Arcivescovo di Reggio, il quale proponeva di tornare alla sua Chiesa per