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del Salvatore in Calabria, e di S. Giovanni di Reggio, che il Camerario Giovanni Calomeno, e suo fratello Cipriano, Abate del Salvatore, avevano fondati ne’ loro poderi. A questa concessione dell’Arcivescovo non diede consenso il Capitolo reggino che nell’anno 1182, come si desume dalla carta sottoscritta da Ottone Decano, Absalon Cantore, Ruggiero Archidiacono, e da altri otto Canonici Reggini.

Vi è discrepanza però circa il sito ed il titolo de’ detti due monasteri. Così nella caria dell’Abate Cipriano si legge: Monasterium Sancii Salvatoris in Calabria, et Sancii Ioannis in civitate Rhegii. Il pontefice Lucio III dice: Monasterium Sancti Salvatoris de Martello, et Monasterium Monialium Sancti Ioannis Exocaliva, quod est extra muros civitatis Rhegii. Papa Clemente III il chiama Monasterium Monialium Sancti Ioannis ex Ocaliva. Il Lello (in Summario Privilegiorum) scrive così; Monasterium Sancti Salvatoris in Calabria prope urbem Mensa, et Monasterium Sancti Ioannis in urbe Rhegii. Finalmente l’Ughelli: Monasterium Sancti Salvatoris a Ioanni Calomeno Rhegii extructum, et Caenobium Sancti Ioannis ex Salina.

In quanto al monastero del S. Salvatore non è dubbio, dice il Nava, essere esistito presso la terra di Sambatello; dove durano tuttavia i ruderi della vecchia Chiesa che dicesi del Salvatore di Calomeno, sotto la cui invocazione v’era un semplice Benefizio, che fu poi annesso al Seminario de’ Chierici, ed i beni trovavansi presso la stessa chiesa. Errò quindi Luigi Lello, quando nella sua Descrizione del Real Tempio di Monreale situò quella Chiesa del Salvatore presso la città di Mensa (forse voleva dir Mesa); il qual paese distava mollo da Sambatello; ed ivi non sorgeva che il Convento di S. Pancrazio della Stella.

XX. Guglielmo. (1194) Vi era lite tra la Chiesa Reggina e l’Archimandrita del S. Salvatore di Messina circa le decime della terra di Mesa, dov’era il Monastero di S. Pancrazio della Stella annesso all’Archimandrita. Queste decime furon cedute ad esso Archimandrita dal nostro Arcivescovo Guglielmo in settembre del 1194; e tal cessione nel 1198 fu confermata da Celestino III Pontefice.

A Guglielmo l’Imperatore Arrigo VI, con privilegio dato da Messina nel febbrajo del 1195, concesse la Contea di Bova, la terra di Africo, la Baronia di Castellace ed altri beni nella pianura di S. Martino presso Terranova: concessione che fu poi confermata da Federico II. Assicura il Canonico Nava di aver veduto e letto co’ suoi occhi questo privilegio in carta pergamena, che nel XVII secolo fu esibito alla Regia Camera della Sommaria nella circostanza che i Bovesi volevano negare il mero e misto imperio, come suol dirsi, all’Arcivescovo Reggino.