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membri, non è membro alcuno: perchè lo ordine è in tutti i membri, e nessuno membro in tutti i membri si ritruova. Aggiugnesi che lo ordine non è altro che conveniente distanzia delle parti: e la distanzia è o nulla, o vacuo, o un tratto di linee. Ma chi dirà le linee essere corpo? Conciosia che manchino di latitudine e di profondità, che sono necessarie al corpo. Oltra questo il modo non è quantità: ma è termine di quantità. I termini sono superficie, linee, e punti: le quali cose non avendo profondità, non si debbono corpi chiamare. Collochiamo ancora la spezie non nella materia ma nella gioconda concordia di lumi, ombre, e linee. Per questa ragione si mostra la Bellezza essere da la materia corporale tanto discosto, che non si comunica a essa materia, se non è disposta con quelle tre preparazioni incorporali, le quali abbiamo narrate. Il fondamento di queste tre preparazioni è la temperata complessione de’ quattro Elementi: in modo che il corpo nostro sia molto simile al Cielo, la sustanzia del quale è temperata; e non si rebelli da la formazione della Anima per la esorbitanza di alcuno umore1. Così il celeste splendore facilmente apparirà nel corpo, simile al cielo. E quella perfetta forma dell’uomo, la quale possiede l’Animo, nella materia pacifica e obbediente resulterà più propria. Quasi in simil modo si dispongono le voci a ricevere la Bellezza loro. L’ordine loro è il salire da la voce grave a la ottava: e lo scendere da la ottava a la grave: il modo è il discorrere debitamente per le terze, quarte, quinte e seste voci, e tuoni e semituoni: la spezie è la risuonanza della chiara voce. Per queste tre cose, come per tre elementi i corpi di molti membri composti, come sono arbori, e animali, e ancora la congregazione di molte voci, a ricevere la Bellezza si dispongono: e i corpi più semplici, come sono i quattro Elementi, e pietre e metalli e le semplici voci, si preparano a essa Bellezza suffizientemente, per una certa temperata


  1. Neque aliquo humorum excessu ab animi formatione disciscat.