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di alcun valore, anzi col mezo termine del beneficio, sopra il quale si fonda, rimane pienamente risolta, conciosiache per non partirsi dalla division fatta, ò mi vuoi far beneficio, ò lo vuoi ricevere da me con questo tuo commercio. Se mi vuoi far beneficio, io ti dico, che non ho ne ò bisogno, et ti ringrazio della tua buona volontà, se lo vuoi ricevere da me, ti dico che non mi torna conto, che porti l'utile fuori del mio paese, volendo che rimanga appresso i miei, et sarà finita la contesa. E se pure rimanesse fisso in opinione, gli direi. Overo tu porti danari per investirli nel mio Stato, ò porti merci per venderle, ò cambiarle con altre: La prima mi dà danno, perche non voglio, che uscisca robba, accioche i miei ne abbiano in maggior abbondanza, che è meglio haver le cose, che il danaro, poiche il danaro fu trovato per le cose. L'a medesima risposta serve alla permuta delle robbe, et ancora al venderle.

E se di questa risoluzione non si contentasse, allegherei quello, che la isperienza ci insegna, non voglio tue merci, accioche i miei popoli si essercitino à fabricarne ancor essi, come fai tu, et abbiamo occasione di commercio più stretto l'uno con l'altro, et participino per tal cagione gli utili, et i commodi insieme, come fanno molte altre Città, et provincie, che prohibiscono alcune merci, acciò che i popoli si facciano più industrij et più diligenti. E se pur tu hai tanta voglia della mia società, viene ad habitare nel mio paese, che d'alcuno non ti sarà vietato, et all'hora riceverai i medesimi beneficij, ma se ciò ricuse, non la mia società, ò dissocietà haverai da allegare, ma il solo desiderio del tuo utile, che ti spinge à venire nel mio paese. Non si conchiude dunque l'intento dell'auttore, che il mare debba esser libero per tal cagione i mezi termini sono atti à far cotale conclusione.


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