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276 Sonetti del 1835

elogi d’ogni maniera tributatigli da uomini letterati e da giornalisti, aggiunge: “Fu per poco che non lo si laureasse in Campidoglio, e quando sia vera la fama, non a mancanza di merito letterario (ciò che non poteva essere nello Sgricci, specialmente rispetto agli altri prima di lui stimati degni di quell’onore), ma devesi attribuire ad altre cagioni la sospesa incoronazione. Sono queste stesse cagioni che ci fanno por fine alla nostra relazione biografica, deplorando che a certe ammirabili singolarità intellettuali si accoppino talvolta certe singolarità d’indole affatto opposta...„ Biografia degli Italiani illustri ecc., pubblicata per cura di E. de Tipaldo; vol. III; Venezia, 1836; pag. 403. — Il Giuseppe Giusti poi, toccando come altre volte, senza saperlo, lo stesso tasto del Belli, scriveva quel Salmo in morte dello Sgricci e altri fedeli, che manca nelle edizioni Barbèra e Le Monnier tra le Poesie giovanili e rifiutate dall’Autore, e che in altre edizioni (per esempio, Livorno, Rossi, 1860) è addirittura relegato tra le apocrife; ma che invece egli stesso dichiara suo, mettendolo tra i Figliuoli naturali ai quali il Babbo stenta a dare il proprio casato, e giudicandolo, troppo severamente di certo, "una porcheria degna di fuoco e di zolfo, come l’Eroe celebrato.„ Cfr. Frassi, Vita di G. Giusti, premessa all’Epistolario; cap. VII.]