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che può e sa far tutto da sè; che i sudditi suoi debbono essere felicissimi, e però non vuole nemmeno ascoltarli. Chi desidera un’udienza del re deve primamente affaticarsi per parlare ad un ciamberlano, al quale deve dichiarare in iscritto quello di che vuol pregare il sovrano: il ciamberlano ti destinerà per la quarta, la sesta, la nona udienza, chè non più di sessanta persone sono ammesse in ognuna. Ma potrai una volta parlare al re? Ai primi giorni dell’anno il re è in Caserta e bada al real presepe e a festeggiar l’arrivo dei Magi: a Carnevale son feste e balli e non si pensa ad affari e malinconie: a quaresima il re ascolta prediche, sermoni, esercizi spirituali: a Pasqua si fa il precetto e pensa all’anima: dipoi pensa un pò al corpo e vassene a Castellammare: dipoi va a correre la Sicilia dove non ode nessuno che non è siciliano; torna di là e scordasi dei siciliani, e pensa all’esercito, alla mostra per la festa di Piedigrotta, a mandare i soldati alle stanze; e rieccoci al Natale ed al presepe. Negli intermedi ora visita le chiese, ora i soldati, ora riceve principi forestieri, ora non ha voglia di far niente; sicchè in tutto un anno appena resta tempo per quattro o cinque udienze, che non durano più di un’ora. Taluno fatto ardito dal bisogno lo investe per le vie: oggi chi tenta di turbar gli ozi divoti di Caserta è preso dai gendarmi. Una donnicciuola che nella strada di S. Lucia si avvicinò troppo alla veloce carrozza sentì spezzarsi le gambe dalle ruote, ed a questo prezzo ottenne quel che chiedeva. In Castellammare un uomo si cavava dal petto una supplica per dargliela, ei pensò fosse un pugnale, lo fece stramazzare e sfracellar dai cavalli. Nè resta gran tempo ai consigli di Stato; onde le faccende vanno a rovina, e chi dalle lontane province viene in Napoli per suoi affari, vi spende tutto il suo, agonizza otto o dieci mesi per parlare al re, e se ha la fortuna di parlargli, non ode altro che una voce chioccia che gli risponde bene, bene, e le cose