Pagina:Settembrini - Protesta del popolo delle Due Sicilie.djvu/11


— 11 —

pensare alla politica: la plebe gridò che era avvelenata. In Calabria si disse che furono veduti uomini avvelenar le fonti delle pubbliche acque, che il veleno era mandato in cassettine agl’Intendenti per ispargerlo: in Siracusa e in Catania la plebe si mosse a rumore, uccise alcuni sventurati creduti avvelenatori, uccise l’Intendente di Siracusa. Commissione militare condannò a morte dieci persone, il re ne fece giustiziare undici. In Cosenza fu mandato con assoluti poteri l’Intendente di Catanzaro Giuseppe de Liguoro, sotto-carnefice di Bosco: ed ecco la Commissione militare condannare a morte parecchi avvelenatori, gente che si trovava in carcere per delitti politici, condannar altri alla galera come spargitori di voci rivoluzionarie:1 ecco afferrare ogni persona sospetta, gettarla in carcere, farle un processo; ecco mostrarsi una gran congiura, e i grandi servigi che si facevano per spegnerla. In Sicilia fu versato più sangue; chè ivi era il Ministro Del Carretto: ivi innumerevoli condanne di ogni genere, innumerevoli infamie e tradimenti di chi cercava farsi merito ed avere impieghi. Siracusa per decreto del re non fu più capo provincia; e così quella città che un tempo fu l’emula di Atene, la regina della Sicilia, la più bella e ricca città d’Italia, e popolata di un milione di abitanti, ha ricevuto l’ultimo colpo alla sua rovina dalla mano di re Ferdinando, e fra poco diverrà un meschino villaggio. Ecco le opere di re Ferdinando e del suo Ministro, il quale ritornando da quella carneficina fu rimeritato della fascia dei cavalieri di S. Gennaro.

Negli anni seguenti non mancarono altre congiure ed altri martirii. Nel 1842 l’Aquila alza un grido e comincia dall’uccidere il comandante le armi della provin-

  1. Il Re comandò con suo decreto di menarsi innanzi alle Commissioni quelli che eran creduti spargitori di veleno e quelli che dicevano che si spargeva veleno.