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82 parte prima - capitolo xi


stabilita dovevano sforzare il carcere ed uscire: ma gli armati non convennero tutti, ed i prigionieri impazienti romoreggiarono innanzi tempo: onde l’onesta cittadinanza accorse ed impedí si scatenassero seicento malfattori. Subito fu spedito al castigo Giuseppe de Liguoro, che allora era intendente di Catanzaro, e fu creato commessario delle tre Calabrie con poteri pienissimi. Costui che era colonnello di gendarmeria, braccio del Delcarretto, ed era stato principale operatore della distruzione di Bosco nel 1828, corse tosto a Cosenza; e tra prigionieri ed altri che gli vennero a mano, scelse sette, li fece condannare dalla Commissione militare e subito fucilare come avvelenatori e spargitori di voci contro il governo. Cosí proprio diceva la condanna: si poteva dunque non credere al veleno? A molti altri fulminò pene di galera, di carcere, di esilio, e cosí acchetò ogni moto.

In Abruzzo erano le voci stesse, e sdegni, ed accordi, e la cittá di Penne piú ardita e pronta.

Il barone Sigismondo de Sanctis, ricevitore distrettuale, diede avviso ai congiurati che il governo conosceva ogni cosa e stava per arrestarli, onde essi vennero subito ad un fatto, disarmarono i gendarmi, gridarono costituzione, dichiararono Ferdinando decaduto dal trono, e da eleggere altro re, o Carlo principe di Capua, o Luciano Murat, o non so qual principe di Germania. La gente dei paesi vicini si armò, aspettò, dubitò tanto che quei di Penne vedendosi soli, e conosciuta la gravezza del fatto, impauriti fuggirono via, e quella gente armata venne allora a Penne per rimettere il governo. Ci venne ancora il comandante della provincia, un antico brigante a nome Gennaro Tanfano, il quale si diede un gran fare, incarcerò quelli che non avevan fatto nulla e non erano fuggiti, ordinò una commissione militare. Il generale Lucchesi Palli spedito dal re, quando vide che la commissione condannava a morte nove poveri artigiani e contadini, mentre i capi erano fuori, due volte per telegrafo segnalò la brutta condanna sperando grazia: non gli fu risposto, e quei nove morirono. Il Tanfano intanto taglieggiava i cittadini, e richiese al De Sanctis trecento ducati dalla cassa distrettuale: questi non intese che