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la giovane italia 65


in casa le sole armi bianche, il fucile no, che lo dava il governo per gli esercizii e le mostre, scarico e senza munizioni, e cosí netto lo dovevi restituire prima di tornartene a casa. Dice Tacito che quando un principe è mal visto ei fa male quel che ei fa. Questa guardia cittadina fu un bene, e molti se l’ebbero come un male e ne sparlavano. Io ricordavo che la guardia cittadina nel 1806 e 1815 salvò Napoli da la plebe che ne meditava il saccheggio; dicevo che giovava sapere come si trattano le armi e dove stanno riposte per pigliarcele al bisogno; e di buon grado ne feci parte anche io, e andavo a le riviste e agli esercizi ogni domenica. Quando mi vedevo fra tanti armati e col fucile in mano, mi sentivo avvampare il viso, palpitare il cuore, e pensavo: «Che ci vorrebbe ora? un volere, e saremmo liberi. Se io levassi un grido, risponderebbero? verrebbero con me? Alcuni sí, ma altri fuggirebbero, e forse n’arresterebbero! Oh, andare a la forca per un grido? E poi i fucili sono scarichi!». Cosí mi cadevano le braccia, e rimanevo immobile, finché l’istruttore mi scuoteva gridando: «Portate armi!». Se fra tanti ci erano altre teste che bollivano come la mia io non so, ma certo una testolina di fiori come quella che avevo io allora non l’avresti trovata sul busto di ogni cristiano.

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - i. 5