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uno sguardo intorno a me 49


e ci venne incontro Urbano Lampredi, vecchio venerando per fama d’ingegno e di studi, ed ivi ospitato, io piantai la fanciulla e diedi il braccio al buon vecchio. Egli mi fece molte dimande dell’esser mio, dei miei studi, e mi disse parole amorevoli, e quando udi il mio nome, mi dimandè: «N’ètes-vous pas un septembriseur?» e rise piacevolmente. Stetti un paio d’ore accanto a lui, udendolo parlare e recitare versi, e raccontare aneddoti del Monti e del Foscolo. Quando tornai a la fanciulla la trovai fieramente sdegnata, e in quel giorno non mi volse piú la parola.

In questo mondo, dove mia zia mi ripeteva che rimanessi e ci troverei il buono, io non potevo piú stare perch’io era noiato e indispettito. «Oh questo che tu ci mostri non era poi tutto il mondo: ma uno spicchio di esso, e forse non il piú bello; in una cittá sí grande dovevano essere altre brigate, dove c’era da apprendere». Forse c’erano, ma io non le so: questa ed altre poche simili a questa io vidi allora, e ve l’ho dipinta come la vidi. Uomini non tristi ma inetti, donne non brutte ma insipide, giovani frollati e ignoranti che non parlavano d’altro che di femmine, di vestiti, d’impieghi, nobili goffi come servitori, qualche magistrato che sapeva piú di gastronomia che di legge; non parlar mai di cose pubbliche, né di arti, o di scienze, o di lettere; pettegolezzi, maldicenze, divozioni: questa era la commedia nella quale io dovevo entrare e farvi la mia parte. Mi venne meno la pazienza, mi vennero meno anche i vestiti, non v’andai piú, e presi la via dell’universitá.

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - i.