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24 parte prima - capitolo iv


intorno, e li accerchiavano la carrozza quand’egli usciva. Essendo andato in Rogliano in casa i signori Morelli, ordinò tanti tormenti che uno della famiglia per l’orrore uscí pazzo, ed indi a qualche tempo rivedendo a caso alcuni gialli, e credendo volessero arrestarlo si precipitò da una finestra e morí. In tutta Calabria mise lo spavento del suo nome, e diceva che tutti vi eran carbonari, e ci voleva il boia per rimettere l’ordine. Si levò un grido generale contro questa belva: e molte ragguardevoli persone corsero in Napoli ad implorare l’aiuto del ministro Medici, nemico del Canosa e dei canosini, e gridavano che il De Matteis inventava congiure che non v’erano, e straziava un popolo che ormai era stanco e stava per sollevarsi davvero. Il Medici non era una coppa d’oro, ma per dare un colpo a tutta la parte del Canosa, pensò di perdere costui; sí che raccolte bastanti pruove, lo fece richiamare a dar conto di sé, e messolo in carcere lo sottopose ad un giudizio che si fece negli anni 1829 e 1830. Non vi so dire quanti di noi giovani e con che animo andavamo nella sala della suprema corte di giustizia, che folla, che forestieri, che dame! e come tutti guardavano il De Matteis che stava sopra un alto scanno con altri quattro suoi complici. Era vestito d’un soprabito verde, aveva la faccia molto bianca, volgeva intorno certi occhi di gatto irrequieti, e ghignava per celare l’interno corruccio. I quattro erano un d’Alessandro procurator generale, un Giambattista de Gattis proprietario di Martirano, un Vincenzo Gatto dipendente di costui, un Raffaele d’Agnese, segretario dell’intendente. Nel giudizio i calabresi dimandarono di costituirsi accusatori e parte civile, dicendo i loro avvocati che il De Matteis aveva calunniato e straziato un popolo sempre fedele e prodigo di sangue a la causa del re; ma la loro dimanda non fu accolta, e l’accusa fu sostenuta dall’avvocato generale Celentano, bravo magistrato, che ardí cercare a morte i rei. Venivano i testimoni dalle Calabrie (e noi altri giovanotti, sapendo che la prima nave a vapore che toccò i lidi di Calabria imbarcò quei testimoni, dicevamo che la novella invenzione serviva a la causa della liberta), quei