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racconto di mia moglie 271


tornai a casa. Arrivata a casa, tuo fratello Vincenzo mi disse come tuo fratello Peppino con gli avvocati era andato a Caserta. Questa parola «Caserta» mi fece tremare. «Si va a domandare grazia dal re: dunque veramente Luigi è condannato a morte? giá è stato condotto in cappella. E si avrá la grazia?» Tutto questo io meditava, e rare volte parlava. Vincenzo tuo fratello volle leggere la tua lettera ad alta voce: piangeva egli e chi l’ascoltava. Poi cominciò a venire molta gente, molte persone che io non aveva mai vedute; poche persone amiche io vidi, ché molte non ebbero il coraggio di vedermi in quello stato. Infine la mia casa divenne sede di pianto e di dolore: tu ancora vivo eri pianto come morto. La sera dovetti pormi a letto perché mi sentiva aggravata la testa da forte dolore. Dopo un poco venne da me l’egregio avvocato Castriota, e pieno di affetto e di dolore mi assicurava della grazia per te e pel signor Agresti, mettendo in dubbio quella pel Faucitano: io sentiva dolore per tutti, sperava e non sperava, e mi sentiva straziare. Volle leggere la tua lettera e pianse e si costernò molto, me ne domandò una copia, che io poi gliela mandai. Andato via il signor Castriota, io restai con i figli, e con l’Agresti. Tutta la notte, e che notte fu quella, non facemmo altro che considerare il vostro stato, e sospirando chiamavamo il dí novello. Fatto giorno incomincia di nuovo la molta gente ad andare e venire: e sapemmo che gli avvocati erano tornati la sera a quattr’ore di notte da Caserta, ma non erano stati ricevuti dal re; che il signor Marini Serra aveva mandato al re un foglio, ed il re lo aveva accolto bene. Ed ecco un altro raggio di speranza: ma venne tosto spenta ogni luce, perché ci fu detto che il re aveva dato ordine di non fare entrare nel palazzo le famiglie dei condannati. Peppino tuo fratello era rimasto in Caserta sperando farci ottenere un’udienza. Giovanni andava spesso alla strada ferrata per sapere qualche nuova, e non sapeva mai niente. Molta gente andava alla strada ferrata: ed ecco si sparse la voce che la grazia era fatta, e giunse questa nuova anche nelle prigioni di San Francesco e di Santa Maria Aprente, dove si cantarono preghiere, rosari, litanie, tedeum.