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256 parte seconda - capitolo ii


gli altri miei cari fratelli Giuseppe, Giovanni, Vincenzo. Venne il buon fratello di Filippo, e la moglie; la quale francescamente, o per dir meglio convulsivamente sorridendo, abbracciò il marito e gli disse: «Mon ami, tu as sauvée la tête, á présent tout est rien». Allora sapemmo molte cose.

Il 21 gennaio, cioè dieci giorni innanzi la decisione, il re con un suo rescritto aveva disposto, che essendovi condanne di morte, se ne eseguisse la metá: se fossimo stati sei condannati a morte, quanti ne aveva richiesti il procurator generale, dovevamo morir tre; se quattro, due, se due, uno: e specialmente i capi; e non v’era speranza di grazia, non luogo a pietá ed a preghiere di chi avesse voluto pregare. Fatta la decisione, e condannati a morte noi tre, il procurator generale presentò alla corte il reale rescritto. La corte consultò un’ora (ed ecco perché aspettammo un’ora la lettura della decisione), e non trovava la metá dei tre. Io che era il secondo condannato avrei dovuto esser diviso per metá, come il fanciullo di Salomone. Finalmente la corte, osservando che Agresti ed io avevamo avuti cinque voti di morte tra otto, e Faucitano sei, decise che pel solo Faucitano si eseguisse la condanna. Questo espediente spiacque al ministro di grazia e giustizia, spiacque al governo che voleva i capi nostri. Il procurator generale ebbe rimproveri perché dopo la decisione presentò il rescritto alla corte: se l’avesse fatto prima, la corte avrebbe appaiato il numero de’ condannati a morte, e certamente io non vivrei, né ora scriverei. Fu bontá; fu sciocchezza dei procurator generale, non so. Iddio si serve spesso degli sciocchi e de’ buoni. Il procurator generale combattuto, confuso, incerto, non sa che fare, infine esegue ciò che la corte aveva stabilito, viene a noi e ci fa togliere i ferri. Salvati per errore noi, che eravamo piú odiati, fu fatta grazia a Salvatore per stizza.

Intanto udiamo un grande mormorio nella strada, ed il popolo che grida. «La moglie di Faucitano». Venne questa povera donna accompagnata dai figliuoli, dalla sorella, da altre donne, dal fratello di Salvatore. Ella aveva perduta la