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il 1847 169


Intanto io mi accorsi che alcuni miei amici e conoscenti mi salutavano con un sorriso molto significativo; e un giorno incontrai per via il presidente Marcarelli, il quale mi disse: «E non vuoi stare quieto tu? Gli altri non ti hanno riconosciuto, io sí». «Ma di che parlate? io non intendo». «Oh, tu intendi bene, e senza parlare». E sorridendo mi lasciò. Venne da me Ferdinando Vercillo e mi disse: «Tu devi salvarti, perché sei mezzo scoverto». «E come?» «Roberto Savarese mi ha detto che egli ha pensato lungamente chi poteva essere l’autore della Protesta, e con metodo di esclusione è giunto a te». «Come con metodo di esclusione?» «Ha ragionato cosí. Il tale non può essere, perché non iscrive cosí, né il tale altro, né quell’altro, ed ha esaminato tutti quelli che sogliono scrivere. Dunque dev’essere un ignoto. E chi è questo ignoto? Io gli aveva parlato di te tempo fa, ed egli secco secco mi ha detto: ‘È lui, non può essere che lui. Come l’ho riconosciuto io, può riconoscerlo la polizia se vi pensa, e in questi furori capiterebbe male. Bisogna farlo partire’». Roberto Savarese, Paolo Emilio Imbriani, Francesco del Giudice, e Ferdinando Vercillo vollero che io partissi, mi fecero avere dal ministro lord Napier un ordine d’imbarcarmi sopra una fregata inglese che era in rada, ed essi tutti e quattro mi accompagnarono come per diporto, e montati a bordo mi strinsero la mano e dissero: «Ora sei sicuro». Era il giorno 3 gennaio 1848.