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il carcere di santa maria apparente 97

liti arnesi; ma aveva una finestrella cui si montava per una scala di fabbrica, e su cui si poteva sedere con la persona ricurva, sporgeva su la chiesa, e guardava tutto il bel golfo di Napoli. Sovra una parete vi era dipinta un’Immacolata, e però si chiamava il criminale dell’Immacolata. La sera venne il custode con due candele di cera, e disse: «Queste si debbono accendere qui». «Oh che, ci è festa?» «Sissignore, qui ci fu un carcerato che fece voto alla Madonna, e quando uscí, che oggi fa un anno, fece qui dipingere questa immagine, ed ora vi fa accendere queste candele. Raccomandatevi anche voi a la Madonna, che vi faccia la grazia come la fece a lui». «Va benissimo: con piacere avrò questi lumi, che quella lucerna fa un lumicino fioco, e dura appena tre ore». La stanza era migliore, ma non potei piú salmeggiare con l’amico.

Indi a pochi giorni fui richiamato dal commessario, il quale mi disse: «Volevate le pruove: ecco la prima»; e mi additò il parroco Barbuto che stava lí rivestito a nuovo, e con gli occhi bassi. Il commessario gli domandò: «È questi il signor Luigi Settembrini?» Ed egli con movimento di labbra senza parola rispose: «Sissignore». Io me lo avrei sbranato coi denti, e dissi: «E chi è questo prete?» Il commessario vedendo lui smarrito, e me sdegnato mi diede su la voce, dicendomi che colui era il mio accusatore, che io ero un cospiratore e un temerario, ma che la legge mi avrebbe tenuto a dovere. Risposi: «Voi abusate della mia condizione per insultarmi. Ebbene, sentiamo le accuse di questo buon sacerdote». Allora colui narrò certa favola come mi aveva conosciuto, e non toccò il prete G. L.; disse del catechismo, e delle lettere, ogni cosa. Io ogni cosa negai, feci vedere la sciocchezza di quella favola, dissi che era un infame calunniatore. Le parole furono molte; io gridavo, il commessario mi sgridava, il prete era pallido e tremava. Chiamato il custode venne, e mi ricondusse nella mia segreta, e accompagnandomi ripeteva: «Che sacerdote! che servo di Dio!».

Forse qualche moralista si scandalezzerá delle parole che ho scritto, e dirá che io non doveva negare, perché la bugia

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - i. 7