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16 CAPITOLO PRIMO.

condo i patti di Nikolsburg. Gli Austriaci tranquilli, pella Dalmazia e l’Istria pel disastro della nostra flotta, pel Nord pell’armistizio, rinforzavano il Trentino, e scendevano in forti masse pel Semmering.

La Prussia, che aveva prevenuto ed invitato il Governo italiano a firmare l’armistizio, si teneva liberata se si rifiutava di farlo, con poca lealtà a dir vero, ma con apparente diritto.

La Francia indispettita pella nostra condotta, poteva spingersi a protestare contro la nostra invasione del Veneto, diventato territorio suo, pella cessione fattagliene dall’Austria.

La situazione era fosca sia militarmente che politicamente. In tale frangente il generale Lamarmora, abnegando ogni personalità, e non pensando che al bene della Nazione, propose al Re, ed ottenutane l’approvazione, firmò una sospensione d’armi per 8 giorni.

La Gazzetta Ufficiale l’annunziò: “Le proposte fatte da S. M. l’Imperatore dei francesi, in qualità di mediatore, alla Prussia ed all’Austria, furono accettate dal Governo di Vienna, e da S. M. il Re di Prussia, quali basi pella conclusione d’un armistizio. Il Governo prussiano fece conoscere al Governo italiano la determinazione da lui presa, riservando, prima d’impegnarsi, il consentimento dell’Italia. In seguito a questa dichiarazione il Governo italiano si è dichiarato pronto a consentire, a carico di reciprocità ad una sospensione di ostilità per 8 giorni, durante il qual tempo si proseguiranno i negoziati nello scopo che l’Italia dal canto suo consenta alle conclusioni d’un armistizio, le cui conclusioni potranno essere accettate quali preliminari d’una pace onorevole.„

Lamarmora aveva salvata la situazione, ma così non la pensavano i nostri governanti. Cialdini avvertito tardi, pella rottura dei fili telegrafici, era giunto all’Isonzo. Ricasoli prendeva senz’altro possesso del Veneto, mandando quali Commissari regi, Sella ad Udine, D’Afflitto a Treviso, Pepoli a Padova ed Allievi a Rovigo. È molto che non ne abbia destinato pure uno a Verona. I politicanti declamavano contro la sospensione d’armi, la quale aveva arrestata la marcia vittoriosa di Garibaldi e Medici nel Trentino, ed il progredire di Cialdini verso Vienna; e poi se Persano era rimasto padrone delle acque, voleva pur dire che poteva ancora combattere. Vere quarantottate, come respinti