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LA SITUAZIONE NEL 1866. 15

non lo sapeva nemmeno lui? Nella sua difesa egli dichiarò di non averlo comunicato ai comandanti per conservarlo segreto. Bella fiducia! Il solo cui disse di averlo confidato fù l’avv. P. C. Boggio, il quale lo seguiva come istoriografo delle di lui future gesta. Comunicazione più che curiosa, per non dire sconveniente, che il morto non poteva contraddire. Perchè il povero Boggio, credendo all’Ammiraglio, che l’assicurava essere più prudente e salutare il non seguirlo sull’Affondatore, rimase a bordo del Re d’Italia e andò a fondo con quella nave.

Uscito dal porto d’Ancona, varie squadre furono mandate a sparare inconsideratamente contro batterie di terra altolocate, a Lissa, ed altri diversi punti della costa dalmata, senza ottenere alcun risultato. E quando la flotta nemica giunse improvvisamente, le nostre navi divise, in bordeggiare incerto, ebbero pena a riunirsi.

L’Ammiraglio avea messo all’ordine che i suoi segnali avrebbero diretta l’azione. I comandanti delle squadre e delle navi stavano attenti alla nave ammiraglia Re d’Italia per eseguirli. Ma non si viddero apparire. Non già che l’Ammiraglio fosse troppo impegnato, come il Re e Lamarmora a Custoza, tutt’altro. All’appressarsi del nemico, egli lasciò inopinatamente la nave ammiraglia, dalla cui alta alberatura attendevansi i segnali, per andare a rinchiudersi nella torre dell’Affondatore. Chè più? Ne annullò l’azione coi suoi contr’ordini, quando quel comandante movevasi a cozzare contro navi nemiche. Il Re d’Italia colò a fondo oppresso dalle navi nemiche che si erano unite contro di esso, la Palestro, scoppiato un incendio a bordo, comunicatosi alla Santa Barbara, saltò in aria.

Tegethoff le cui navi erano seriamente scosse, si rivolse verso Pola, ed allora finalmente si vidde un segnale di Persano, libertà di manovra. Sull’ordine del giorno osò iscrivere essere rimasto padrone delle acque. Al rovescio di Custoza, egli si proclamò vincitore, essendosi sempre tenuto fuori del pericolo. Salvò la sua vita, ma non il suo onore militare, tenuto però alto dai suoi subordinati.

Ormai ogni illusione doveva dileguarsi, ogni speranza perdersi.

Quando Cialdini giungeva a S. Vito sul Tagliamento, i Prussiani, ottenuti i preliminari imposti, firmavano il 26 luglio l’armistizio se-