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320 scritti di renato serra

la trovata, la combinazione felice o stiracchiata che serve a mettere in moto i figurini sullo scenario. Che se poi la trovata non c’è, se ne può fare anche a meno: forse il quaranta per cento di ciò che si stampa è roba mancata, imperfetta, che avrebbe dovuto restar nei cassetti, come studii non riusciti che potranno esser ripresi o servire in un altro quadro; e invece vien fuori tutto, descrizioni oziose e quasi senza pretesto, profili e considerazioni morali, semplice materiale narrativo, non giustificato da nessuna favola. Non importa: pur che ci sia un po’ del colore o del linguaggio solito, la cosa è fatta e può andare.

A compiere il quadro manca solo una piccola distinzione, generica ma abbastanza netta, fra i due tipi di narrazione; romanzo e novella.

La stilizzazione è molto più profonda nella novella; per il motivo semplicissimo che la novella si presta di più al consumo quotidiano, è un articolo di smercio pronto e sicuro: tutti i giornali lo domandano. Invece il romanzo è qualche cosa di più disinteressato, per necessità; non si può collocar subito; bisogna lavorarci un pezzo e poi stamparlo in volume, con un compenso tardo e scarso, aspettando il momento del trionfo che aprirà le porte delle riviste, le sole che si permettano il lusso di pubblicar dei romanzi, di autori già in voga.

Per ciò tutta quella relativa nobiltà e cura e intenzione vera e propria d’arte, che è rimasta ai nostri scrittori, par che si ricoveri più volentieri nei romanzi, nei quali si sentono meglio differenze di stile, di educazione letteraria e anche di temperamento.

I romanzi sono, di solito, più noiosi e più rispettabili. Del resto, i tipi son quelli: romanzo