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244 | scritti di renato serra |
Sono episodi; e non diminuiscono la verità relativa di questa floridezza.
La statistica delle pubblicazioni italiane reca, nel 1913, 11.100 numeri nuovi (11.294 nel 1912); e poi 579 volumi di ristampe (652), e 742 periodici (587). Fra questi 308 volumi o fascicoli di poesia, 415 romanzi, 651 volumi di filologia, 1601 fra storia e belle arti, 260 di filosofia. Son dunque tremiladugentotrentacinque pubblicazioni, senza parlar dei libri scolastici e religiosi, che hanno qualche attinenza con le lettere.
Uno dei caratteri principali del momento librario è poi la utilizzazione pratica che uguaglia a poco a poco e avvicina le categorie diverse, che mi tempo dividevano i libri, quasi in caste, di cui ognuna aveva il suo pubblico e il suo esito riservato. Oggi anche quel che era proprietà o curiosità di pochi, materia di tecnici e di specialisti, si avvia a diventar letteratura; ossia libro che può esser letto da tutti, cosa d’interesse comune.
Non è necessario guardar dentro ai libri; notare come tendano a uno stile unico, che mette delle descrizioni e degli aggettivi nelle opere erudite, della poesia e dell’attualità nella storia magari della medicina antica, dell’erudizione e della filosofia nella ex-letteratura amena; basta osservarli di fuori.
Salta agli occhi la tendenza tipografica al tipo comune, più elegante, più accurato e anche più commerciale; senza più distinzioni nette di formato, di severità, ecc.; con gli stessi caratteri, gli stessi ornamenti, le stesse attrattive, per esempio, di illustrazioni e di fac-simili, quasi per tutti.
Se mai, si può fare una distinzione sola; fra due tipi di volume. Il libro di cultura e il libro, seguitiamo pur a dire, di bella letteratura. Le edi-