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«LA FATTURA»
episodio di uno studio intorno a gabriele d’annunzio.
Voi sapete che la Fattura non è altro che la novella di Bruno e Buffalmacco imbolano un porco a Calandrino, e via via, come segue nella giornata VIII, n. VI del Decameron. Soltanto è da aggiungere che la cosa è trasportata in Abruzzo, e mutano secondo il paese, anche i nomi e i visi e le favelle.
Accade dunque che la prima impressione della lettura sia un poco turbata. Non dirò che dia noia l’incontro del porco e delle galle molto ben note: ma insomma vien meno il diletto e l’interesse proprio della novella, del fatto o degli uomini nuovi. Resta un senso leggero di delusione.
Il quale riesce tanto più fastidioso quanto meno sembra ragionevole; poichè c’è sempre nel dire di D’Annunzio un non so che magico, che incanta gli orecchi e suscita insieme con la noia l’ammirazione più rispettosa. Quindi, tra l’una e l’altra, dissidio. Io l’ho sentito più d’una volta.
Son passati parecchi anni da quando il volume della Pescara mi capitò nuovo nuovo alle mani, ancora odorante di stamperia, nello scaffale basso della biblioteca circolante, dove era il posto delle «novità»; e io lo tirai fuori quasi ingenuamente allettato da quella freschezza di titolo paesano e campestre, che si accordava a un ricordo dei boz-