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per un catalogo 89

tutto quello insomma che, meno somiglia, che più repugna alla sua forte natura; ma non credo che me ne vorrebbe male. Se prima fossimo stati, anche dopo potremmo restare amici.

Il mio sentire differente sarebbe per lui meglio che un urto o un insulto, un piccolo problema; che posto con curiosità, sarebbe sciolto forse con un sorriso: e poi anche la mia forma della mente sarebbe ammessa come una parte o modesto episodio del suo intelligibile universo.

Col Carducci il fatto andrebbe altrimenti.

Voi sapete bene che il discorso vorrebbe esser cauto, come d’uom che si muova sopra terreno pericoloso: a ogni tratto gli può scoppiare sotto i piedi. Nella conversazione di lui ci sono dei limiti, anche delle insidie, dalle quali conviene guardarsi. Cave leonem!

A ogni passo si scoprono templi e statue e termini sacri; più oltre sono le terre maledette. Fate che s’accostino i grandi nomi della letteratura o della rivoluzione, o sorga la specie delle sue grandi idee e architetture, il rinascimento o il quarantotto, la lingua italiana o il principio nazionale o il popolare, e sentirete subito quel terreno ardere e rumoreggiare; bisognerà fermare il discorso, o avanzar con misura prudentissima; tendendo l’orecchio a ogni brontolio, studiando l’effetto delle parole cautamente, nei lampi dei piccoli occhi e nelle scosse brusche dell’antica testa raggiante. Basterà una parola un cenno un moto, che possa gettare anche di lontano qualche ombra sui numi indigeti; e non dico poi un sospetto di citazione non sincera, di dilettantismo o di esotismo o di ignoranza, storica: un’imprudenza sola, e avrò al viso le unghie e l’alito ardente del leone.