Acerba più quanto più ratto il sogno
Della vita s’invola, e seco porta
Le mentite speranze e più non torna. 30Ma quei, che a noverare i giorni apprese
Sol dall’angosce, palpitando il giorno
Chiama, che dell’angosce ultimo sia;
Ed aspettando misero si duole,
Che lentamente a’ suoi voti risponda. 35Chi più saggio e felice? Incauti tutti,
E tutti infelicissimi, che al vero
Segno chiudendo della mente il guardo,
Dietro corriamo indocili farfalle
All’infido baglior che alletta e uccide; 40E dell’inganno nostro iniqua voce
Dando all’inconsapevole fortuna,
Più che a noi stessi, nella sorda guerra
Più scorati cadiamo, e più superbi.
Al dolor nati, del dolor la legge 45Noi tutti preme; ed il purpureo manto
E la lacera veste al volgo ignaro
Le recondite pene indarno asconde
O mal rivela. Della colpa figli,
Nostra comune ereditade è il pianto. 50Stolto chi venerar sdegna l’arcano
Avverso no, ma provvido consiglio
Di Lui, che fatti d’ogni labe puri
E l’un dell’altro pïetosi, in santi
Di fraterna amistà nodi congiunti 55Ne vuole, e degni di sua grazia rende.
Ma, più che stolto, sventurato! Un raggio
Sotto a torbido cielo a lui non splende
Di speranza e di amore; e senza un raggio
Di speranza e di amor, peggio che morte, 60È nostra vita dolorosa e oscura.