Che spenta ancora con sinistro lampo 130Minacciosa e terribile lo insegue.
L’altro porgono a lui, che i vïolenti
Modi non sa colla ferrigna voglia
Accordar finchè tremi il polso imbelle;
E il languido pensier, più che il delitto, 135Il castigo ed il biasimo paventi.
A te (disser gli spettri) a cui non basta
Il core il braccio a perigliosa impresa,
Ecco un dardo sottil, che puoi con ferma
Mano alle spalle altrui scoccar securo. 140Se alla vita perdoni, in parte offendi
Della vita più cara, ed al trafitto,
Che la faccia rivolge e non sa donde
Partisse il colpo, un caldo bacio imprimi:
Sicchè stringer di cari abbracciamenti 145Non l’offensore, ma l’amico intenda.
Tal dall’averno la calunnia uscita
Nel fiele intinge le sue frecce e tira.
A lei portan la gravida faretra
La magra invidia, la viltà superba, 150L’ozio procace, e il tradimento osceno.
Nell’abisso ripiombi ond’ella usciva
La fiera, che dagli occhi fuoco schizza,
E dalla bocca fumo e fiamme spande.
E se pur resti, svergognata e sola 155Resti sè stessa macerando; il tergo
Ognun le volga e alle fallaci note
L’orecchio neghi, e se le porti il vento.
Pochi al misfar, molti al non far proclivi
Sono, ed a questi il pungolo non manchi, 160Che il pigro ingegno e l’infiacchito braccio
Svegli e riscuota. Alle parole scarse
Non ritrosa nè parca opra risponda.