Lena al salir pel faticoso calle,
Ove l’un l’altro ad appressare aiuta
L’alta perfezïon, che unica e sola 120L’impazïente desïare acqueta.
A chi si toglie di toccar la cima,
Se con valide penne ad essa il varco
Libero si dischiuda, e intera serbi
La signoria dell’alma? Arduo cimento, 125Ove la pura coscïenza dona
Ardire e forza, e di vittoria il certo
Premio mertato. Se nimica mano
A noi tarpi le penne o il varco neghi,
Forse in colpa chiamandole faremo 130Mozzate l’ali e la via tronca? A questo
Badi chi rampognare osa l’arcana,
Che gli uomini e le cose agita e incalza
Assidua lotta. Temerario e stolto
I consigli di Dio danna e corregge 135Con fantastiche fole, e s’argomenta
Edificar su nove basi il mondo!
Or mano all’opra: più del mio non suoni
O del tuo l’esecrato ed empio nome,
Che di guerre, di sangue e di rapine 140Contaminò la terra. Uguali tutti
Sediamo intorno della parca mensa;
Senza che il lusso insultator contrasti
Colla squallida inopia, a cui negato
Fu il nero e scarso pane. Alle scïenze, 145Ambizïosa e molle cura, il bando
S’indíca eterno; e sol grazia ritrovi
L’arte, cui fu necessità maestra,
Prima che ai veri i falsi, ai pochi i molti
Succedesser bisogni. Un dì penoso, 150Colla lusinga del piacere attragga