Con cieca foga l’utile cercate,
Più dell’antica esperïenza vane
Non rendete le prove; e questo vero,
Se di un lucro maggior cura vi prenda 180Che di giustizia e di onestà si abbelli,
Eternamente a voi novo non parli.
Quale di spesse, tacite e minute
Stille si bagna l’arido terreno,
Più che de’ larghi sprazzi, onde fuggendo 185La fragorosa nube si disgravi;
Tale de’ prezïosi atomi intorno
Con mano leggerissima raccolti
Ricco farai tesor, che a te s’invola
Se con aperte spanne ad esso agogni. 190Al fine bada; chè l’imposto carco
Spesso dall’uno all’altro si trabalza,
E precipita là dove col grave
Pondo e col fiero colpo abbatte e schiaccia
Chi più deboli al suol gli omeri piega. 195Perchè dell’Epulon gonfio e pasciuto,
Quasi auretta gentile appena lambi
Con ali soavissime le tazze
Tempestate di gemme; e dalla bocca
Dell’affamato Lazzaro non temi 200Quasi strappare i bricioli caduti
Dalle alte mense? Il poverel che siede
Con numerosa prole a picciol desco,
Le stanche forze e languide ristora
Di maggior pane; e se del pan sudato 205Colla importuna tassa il prezzo accresci,
Ride Epulone, e Lazzaro vien manco.
Non il capo dell’uom, ma la fortuna
Premi e colpisci; e tu ben sei crudele
Se al tuo pressoio, al tuo martel condanni