Mentre all’esca d’insoliti proventi 75Entro ad angusta cerchia in grande calca
Accorrono le turbe, in più lontana
E largha cerchia a più diffuse genti
Equabile e maggiore esca si toglie.
I cento ricordando aurati nummi 80A me sottratti, alle infeconde zolle,
All’officina squallida e deserta,
Forse di qualche faccendier la fame
Avrai satolla; inutile genía,
Quando infesta non è. Ma delle bionde 85Spiche non ride l’ispido terreno,
Nè dell’ammutolita eco la voce
Il suon ripete delle agresti note,
Onde la baldanzosa villanella
E l’ardito garzon lieti festeggino 90Le dovizie di Cerere e di Bacco.
Oh! quante labbra s’aprono per fame
Allo sbadiglio, oh! quante braccia a forza
Inoperose pendono. Smarrita
L’arte vacilla, di cui fiacchi il nerbo: 95Male i compensi alle fatiche adegua;
E mentre al desïar poco risponde,
Manda i cultori suoi poveri e ignudi.
La ragione, gli effetti e la misura
Come librar de’ pubblici tributi, 100Se l’indole, l’obbietto ed il confine
Del sovrano poter non riconosci?
Se nei popoli il vario ordine e grado
Di bisogni, d’ingegni e di fortune
Non indaghi, secondi e al meglio pieghi? 105La civile famiglia, a cui siam nati,
Dispersa errando con guerra e rapina
Andrebbe, allor che a governarla intento