Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/132

128 sermone decimoterzo.

     Mentre all’esca d’insoliti proventi
     75Entro ad angusta cerchia in grande calca
     Accorrono le turbe, in più lontana
     E largha cerchia a più diffuse genti
     Equabile e maggiore esca si toglie.
I cento ricordando aurati nummi
     80A me sottratti, alle infeconde zolle,
     All’officina squallida e deserta,
     Forse di qualche faccendier la fame
     Avrai satolla; inutile genía,
     Quando infesta non è. Ma delle bionde
     85Spiche non ride l’ispido terreno,
     Nè dell’ammutolita eco la voce
     Il suon ripete delle agresti note,
     Onde la baldanzosa villanella
     E l’ardito garzon lieti festeggino
     90Le dovizie di Cerere e di Bacco.
     Oh! quante labbra s’aprono per fame
     Allo sbadiglio, oh! quante braccia a forza
     Inoperose pendono. Smarrita
     L’arte vacilla, di cui fiacchi il nerbo:
     95Male i compensi alle fatiche adegua;
     E mentre al desïar poco risponde,
     Manda i cultori suoi poveri e ignudi.
La ragione, gli effetti e la misura
     Come librar de’ pubblici tributi,
     100Se l’indole, l’obbietto ed il confine
     Del sovrano poter non riconosci?
     Se nei popoli il vario ordine e grado
     Di bisogni, d’ingegni e di fortune
     Non indaghi, secondi e al meglio pieghi?
     105La civile famiglia, a cui siam nati,
     Dispersa errando con guerra e rapina
     Andrebbe, allor che a governarla intento