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piccolo. 51


“Ho inteso, vedrete domani,” disse Paolo, con una magnifica sicurezza.

“E questo bel bambino,” soggiunse il signor cavaliere, carezzando i riccioli di Riccardo, “diventerà anch’esso un giornalista. Quand’è che farai il tuo primo articolo, piccolino?”

“Presto, signor cavaliere,” rispose prontamente Riccardo, imitando la sicurezza di suo padre.

“Ci conto dunque,” disse il proprietario del giornale, ridendo e andandosene.

Il padre e il figliuolo si guardarono con gli occhi lucenti.

“Non è mica cattivo il signor cavaliere,” osservò Riccardo, sorbendo il suo punch alla romana, un sorbetto biancastro, nel bicchiere, che spezzava in due il pranzo ed era lo chic, l’orgoglio di quel pranzo a prezzo fisso.

“Ma che! è bonissimo, eppoi è un uomo che sa apprezzare, capisci. Questo vale molto, nel lavoro.”

“Ha molti quattrini, papà?”

“Moltissimi: è un riccone,” rispose Paolo Joanna, tutto vanaglorioso, come fosse lui a esser così ricco.

“Chi glieli ha dati?”

“Il Tempo, perbacco! Avere un giornale