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IV.

IL QUARTO D’ORA DI RABELAIS.

L’ultimo redattore se ne andò, sbattendosi dietro l’ultima vetrata dell’ufficio, saltando a due a due gli scalini. Riccardo Joanna restò solo nella stanza piena di fumo, ove ancora c’era una penombra del giorno, ove già il gas asfissiante ardeva. Il bel Riccardo, affranto da quella fatica divorante che da tre mesi gli rompeva, gli macinava, gli stritolava la vita, non si mosse dalla scrivania sulla quale i giornali sforbiciati e i frammenti di carta scombiccherati stavano in confusione come gli avanzi d’una battaglia dopo il combattimento. Steso nella poltrona di reps giallo e rosso, a strisce, il virginia fra i denti, i capelli anch’essi confusi come tutto il resto della sua esistenza, si riposava nella stanchezza profonda del suo cervello, si ubbriacava dell’amarezza immortale della sua anima.

Nella redazione deserta, ove egli solo soffriva, l’ultimo numero dell’Uomo che ride pa-