Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/220

210 i capelli di sansone.

loro come per lui, quella compagnia, quella conversazione, quell’essere, insieme, era una piccola soddisfazione di vanità, l’appagamento di una simpatia a fior di pelle, il diletto spirituale senza peccato, la piccola battaglia delle frasi: e anzi tutto, sopra tutto, quel largo odore d’incenso che il poeta tributava loro nella sua prosa e nei suoi versi. Ma niente altro: e a nessuna di esse veniva in cuore il desiderio di amarlo, di entrar nella sua vita, di portarvi la dolcezza ed il coraggio; e quanto egli poteva soffrire, a quelle donne era indifferente. Alta e rotonda brillava la luna nel cielo: e di questi suoi trionfi, di queste sue conquiste che gli fruttavano tanti nemici, egli sentiva la inanità, la miseria; egli sentiva la grande indifferenza femminile che sa ammantarsi di cortesia, ma che più oltre non sa andare; sentiva la grande frivolezza muliebre, la forma più seducente di un egoismo ponderato e tranquillo; fra lui e tutte quelle donne non un legame di affetto, di tenerezza, di amicizia: solo il vincolo della vanità. Egli si sentiva solo, per sempre solo.

“Joanna?” disse una dolce voce femminile, da una carrozza ferma in Piazza Venezia, alla luna.

“Buona sera, Chérie,” disse lui, alla donna tutta ammantata di bianco.