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196 i capelli di sansone.

Riccardo Joanna avrebbe voluto fuggire in un grande paese sconosciuto, tutto neve, tutto candido e glaciale, al polo nord.

“Non vi è teatro stasera a Tordinona,” disse il cocchiere, fermandosi innanzi al teatro buio e silenzioso.

“E perchè?” chiese Riccardo, come risvegliandosi da un torpore.

“È giovedì santo. Dove ha da andare?”

“Portami in.... sì, in Piazza Colonna,” rispose il giornalista.

E si rigettò, annoiato e deluso, in fondo alla carrozza.

Natura vivamente impressionabile, ma fugacemente, il teatro chiuso, tutta quella toilette inutile, il non poter vedere donna Tecla e la divina Elsa Maria, tutti questi contrattempi presi insieme gli davano un grande senso d’infelicità. Quando scese di carrozza e pagò due lire al cocchiere, delle sette che possedeva, dette una crollata di spalle da uomo disperato: a capo basso salì le scale del Quasimodo. Era deciso, andava a scrivere l’articolo, tanto non vi era nulla di meglio da fare sino alle undici, in cui decentemente si poteva fare una visita a donna Clelia Savelli: voleva scrivere l’articolo per noia, per collera, odiando i caffè, odiando la gente, odiando la propria debolezza, sentendo