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178 i capelli di sansone.

lava, solo il suo benefico sorriso le fioriva sulle labbra. Riccardo ritto accanto a lei, seguendo il moto ondeggiante di quel cappellino nero scintillante di perle che si curvava sulle armi o si arrovesciava indietro per contemplare la poesia colorita di un paravento, deliziandosi nella soave linea di quel corpo femminile così placidamente bello nel riposo, così vivo nel movimento, Riccardo prendeva la sciabola e l’osservava collo sguardo acuto e pregno di ammirazione dell’artista — ogni tanto lui e donna Clelia Savelli si guardavano, come per dirsi che nulla valeva ancora la pena della loro scelta. Alla fine un pugnaletto muliebre, dal manico di avorio scolpito, piccolo, sottile, fermò il gusto di donna Clelia, e lo guardava tutta lusingata, ne provava la punta acuta sul dito.

“Sono venute le stoffe?” chiese, con la strascicante e morbida voce.

E a Joanna:

“Che ha comperato?”

“Nulla, guardavo le scatole da thè.”

“Chi glielo fa, il thè, a casa?”

“Nessuno; sono solo.”

“E l’ha trovata la scatola?”

“Io non trovo mai quel che cerco, contessa.”

Insieme si misero a guardare di nuovo le