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164 i capelli di sansone.

vi era una sedia vuota, vi sedette, senza far rumore, cercando con gli occhi Caterina. Era poco lontana da lui, la bruna creatura mistica, dai grandi occhi neri e torbidi — un nero opaco di carbone, — ed il viso pallidissimo, di anima inferma, non ebbe neppure un brivido, scorgendo Riccardo Joanna solo. Come aveva guardato nella bottega del pasticciere la contessa Beatrice di Santaninfa, Riccardo guardava intensamente donna Caterina, mettendo tutta la potenza de’ suoi nervi in quello sguardo. Naturalmente solo la donna aveva il potere di fissare e di concentrare l’anima vagabonda di Riccardo, solo la donna ne attraeva tutti i sogni in un sogno solo, solo la donna gli dava l’obblio di ogni cura. E della donna lo attraeva tutto: bellezza aperta, sfacciatamente luminosa, assorbente come il sole, o timida purità di bellezza immersa nella penombra, fantasia mondana che di frivolezze vive e di frivolezze non sa morire — o immaginazione sentimentale che cerca l’amore e non vuol subirlo, avendolo trovato — o cuore profondo e sconosciuto che si ammanta di leggerezza, ma palpita di passione — o grande mistero indecifrabile di cuore, di sensi, di fantasia, come spesso la donna è. — Le labbra della bionda contessa impolverate di zucchero chiamavano i baci dell’amatore pazzo e irriverente;