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86 la mano tagliata.


resistono all’analisi. Ma ci vuole pazienza. Una volta, io ho sentito parlare, vagamente, di un’invenzione mirabile, che qualcuno aveva fatta, per la conservazione dei corpi. ... — Qualcuno? Il nome?

— Ecco, il nome, non lo ricordo! Forse, non è stato pronunziato innanzi a me. Ma sapremo, Roberto, più tardi, sapremo!

— E che altro avete indotto?

— Ho scostato leggermente la pelle che copre il taglio: il taglio è stato fatto con una precisione chirurgica, con lentezza e con freddezza.

— Mio Dio! — esclamò Roberto, inorridito.

— Sì, è orribile, — seguitò a dire pacatamente il professore. — Ma vi è una cosa anche più orribile.

— Quale? Quale?

— Una cosa che solo una profonda e acuta osservazione mi poteva palesare. Ti dirò che, solo per questo, io mi son trattenuto tanto tempo su quella mano. Un risultato atroce, mio caro Roberto!

— Ma dite, dite!

— Dato il taglio fatto con quella precisione, vale a dire con lentezza e con freddezza, poteva sembrare a prima vista, che quella mano e quel braccio fossero stati tolti a un cadavere....

— Oh! — disse, solo, Roberto Alimena che si sentiva soffocare.

— Gli anatomisti non fanno altro, mio caro. Ma, per lo più, fanno il taglio alla carlona. Così preciso, così nitido, questo! Come se fosse stato dipinto! Solo a un cadavere che non sente nulla, che non si muove, che non freme, che non reagisce, si può fare un’operazione simile....

— Ebbene? — gridò Roberto.

— Ebbene, quel braccio è stato tagliato a una persona viva! — esclamò Silvio Amati, a voce al-